Coordinamento Romina Cesati e Cristina Basilico (Coop. Due Punti a Capo - Milano)Oggi, sempre più, si parla di cucina e di cibo: tv e mass media propongono sulla tematica ogni sorta di programma e iniziativa: dallo chef pluristellato ai blog che raccolgono consigli e idee, intorno al tema del cibo vi è sicuramente grande interesse.
In un contesto così ricco e vario, è indispensabile mettere in luce in modo chiaro cosa intendiamo quando parliamo di "nutrirsi" per far emergere in modo evidente e condiviso il significato su cui si vuole puntare la nostra attenzione.
Fin dai tempi più antichi l'uomo ha interagito con la natura sulla base di un primo e fondamentale imperativo: la sopravvivenza, il cibo allora serviva all'uomo anzitutto per vivere e sostentarsi. Il tempo e i passaggi evolutivi hanno portato grandi cambiamenti e, nella storia recente, il cibo ha smesso di essere solo risposta ad un bisogno alimentare, si è ampliata la riflessione attorno ad esso con l'emergere sempre più palese del tema della sua sostenibilità in termini di salute, ambiente e rapporti sociali.
Sicuramente il cibo ha sempre avuto un importante valore sociale e culturale sul quale, sempre più negli ultimi anni, si è messo l'accento.
Da sempre il cibo è veicolo di comunicazione e relazione sociale tra le persone: l'attenzione nel preparare la tavola, la disposizione delle vivande e la cura nel cucinarle sono rituali quotidiani preziosi che ancora caratterizzano famiglie e gruppi, favorendo le relazioni.
Il cibo è sempre più veicolo di auto-presentazione e di scambio: è portatore di tradizioni e di cultura, espressione dell'identità di un gruppo, strumento che consente a culture diverse di entrare in contatto tra loro, conoscersi e generare scambi.
In questo senso, aiuta a mantenere vivo il legame con la cultura d'origine: è luogo evocativo di suggestioni, ricordi, persone e memorie; è depositario della tradizione e, al contempo, strumento di incontro, contaminazione e innovazione.
Alla luce di tutto ciò, vogliamo allora definire il cibo anzitutto come esperienza:
il cibo è esperienza sensoriale del gusto inteso in senso più ampio: assaporare un cibo non è solo avvertirne il gusto; si tratta piuttosto del risultato di una vasta gamma di stimoli sensoriali che interagiscono e coinvolgono, oltre alle papille gustative, la vista, l'olfatto, la memoria evocando suggestioni e ricordi...
Il cibo è esperienza della tradizione e della cultura: nella cucina di ogni popolo vive e si manifesta la tradizione, la storia, l'identità di quel gruppo sociale. Il cibo mantiene vivo il legame con la cultura d'origine rimandando a ricordi, persone e tradizioni della propria terra.
Il cibo è esperienza della relazione: seduti attorno ad un tavolo ci si incontra, si scambiano parole, gesti, emozioni e suggestioni.
Da sempre il cibo ha facilitato l'incontro tra le persone, ha creato occasioni di conoscenza e comunicazione.
Cibo, dunque, non è solo ciò che mangiamo, è per noi NUTRIMENTO, ovvero, riprendendo il significato etimologico del termine, è ciò che accresce, fa crescere non solo la persona nella sua fisicità, ma, alla luce di quanto detto, il cibo può facilitare e aiutare la crescita umana e relazionale delle persone e della società.
I progetti su cui ci soffermiamo non sono solo progetti in cui il cibo è protagonista: sono progetti in cui il cibo è strumento per facilitare l'incontro e la vicinanza nella comunità locale e per restituire alla comunità una visione più inclusiva e valorizzante della persona fragile, non più e non solo portatrice di bisogni ma essa stessa capace di offrire ricchezza al contesto cui appartiene, nell'ottica dello scambio e dell'incontro tra ambito sociale e comunità di vita.
La persona con disabilità vive spesso relazioni segnate dalla dipendenza dall'altro e dalla necessità di aiuto, ma la persona non è solo questo; noi stessi, pur necessitando del supporto e del sostegno degli altri in molte circostanze della nostra quotidianità, non siamo solo questo: la nostra identità personale e sociale è composta di bisogni ma anche di abilità e capacità, allo stesso modo si può dire per la persona disabile. Tanto la dipendenza, il limite e la fragilità sono condizioni costitutive della condizione umana, quanto la stessa persona è anche abilità che necessita dello sguardo e del riconoscimento dell'altro.
Esperienze come quelle presentate portano persone fragili in un contesto comunitario rendendole protagoniste di una relazione, parti attive di uno scambio che risulta reciprocamente arricchente.
Il riconoscimento che la comunità dà al contributo delle persone disabili aggiunge valore alla loro azione e restituisce significato all'impegno, la comunità al contempo si trasforma e si arricchisce grazie allo sviluppo di nuove logiche di politica sociale centrate sul mutualismo responsabile tra soggetti e risorse diverse attraverso prassi inclusive che possono migliorare la qualità di vita dei territori che quotidianamente abitiamo.
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